Il sottosuolo torrese

Nei terreni la cui litologia non ha permesso lo sviluppo e l’adattamento di cavità naturali, si sono viceversa prodotti ambienti artificiali: ricoveri, grotte, camminamenti, gallerie; è questo il caso di Torre del Greco. Un’attenta attività di campo ha evidenziato un elevata presenza di accessi al sottosuolo. Tali punti sono ubicati, per la maggior parte, nel centro storico della città. Ad oggi sono stati individuati oltre 45 punti di accesso al sottosuolo e non tutti sono stati ancora ispezionati.

La città di Torre del Greco dal 1631 ad oggi è stata interessata da varie eruzioni. Una delle più rilevanti è stata quella del 1794, caratterizzata da un fiume di lava che ha attraversato tutta la città lasciando vari segni del suo passaggio nelle distruzioni di vari complessi monumentali. Il Monumento simbolo di questa eruzione è senz’altro il Campanile della Basilica Pontificia di S. Croce che in origine era di tre ordine e che allo stato attuale è di due visto che il primo elemento è totalmente inglobato nella colata lavica.

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Proprio al di sotto della colata lavica del 1794 insistono le cavità sotterranee. Ma da dove si accede a queste cavità/gallerie? Ebbene, la maggior parte degli ingressi sono ubicati in proprietà private e ciò è anche evidente se pensiamo allo scopo per cui venivano realizzate. Si scavava per cercare di realizzare vie di fuga durante il periodo bellico; si scavava per recuperare il lapillo che era ottimo materiale di lavorazione; si scavava per recuperare le piroclastiti che erano utili sia per finalità edili che agricole. Alcuni di questi siti sono ubicati a 6 metri di profondita, altri a oltre 12.

“Le grotte di S. Croce” furono scavate per la ricostruzione della Basilica. La gran parte del materiale fu reperito in sottosuolo. Probabilmente lo stesso Beato Vincenzo Romano percorse i cunicoli sotterranei durante gli anni della ricostruzione. Nel 1943 questi luoghi, così come le altre cavità del centro storico, furono utilizzate come rifugi durante i bombardamenti che danneggiarono la città nel secondo conflitto mondiale. Numerosi gli anziani che ricordano quei periodi.

“A centinaia ci nascondevamo e restavamo seduti uno di fianco all’altro stando su piccole seggioline di legno. Mentre i più piccoli rimanevano in cavità, le nostre madri uscivano di nascosto per andare a procacciare il cibo da portarci. In cavità sono avvenuti anche dei parti; quando accadeva ciò, venivano alzate delle lenzuola bianche per evitare che noi altri vedessimo. Tutti coloro che in quegli anni erano bambini, si ricordano di questi luoghi. Riviedere queste grotte è stato per molti di noi un tuffo nel passato” (Sig.ra Morvillo).

A partire dagli anni ’50, durante la fase della ricostruzione e riqualificazione urbanistica della Città, molti di questi cunicoli hanno cambiato conformazione. I cunicoli, già noti ai torresi, furono ispezionati negli anni ’70 e ’80. Alcuni di quesi vennero bonificati dalle forze dell’ordine in previsione della visita del Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1990. Da allora son proseguite le indagini e le ispezioni … fino a giungere ad oggi con l’apertura al pubblico del primo percorso permanente.

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